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Sumirago (VA), Menzago, Chiesa Parrocchiale di San Vincenzo martire
Concerto di 5 campane in Fa3 calante (Angelo Bianchi 1951)

Distesa completa per la S. Messa festiva

La nuova chiesa parrocchiale fu costruita nella seconda metà del XVI secolo sulle fondamenta di un piccolo oratorio, anticamente amministrato dai canonici della pieve di Arsago. I primi atti formali risalgono al 1592 e riportano la firma del parroco don Francesco Longo. Il piccolo borgo fu decimato dalla tremenda peste manzoniana del 1630 e occorsero diversi decenni per veder crescere nuovamente il numero dei suoi abitanti. Nel 1755 il cardinale arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli, giunto in visita pastorale, ritrovò la Confraternita del Santissimo Sacramento, canonicamente eretta ai tempi dall’arcivescovo san Carlo Borromeo e confermata per ben due volte a inizio Settecento. La società laicale aveva sede nell’oratorio della Beata Vergine Maria e di Sant’Eurosia, che ospitava anche quella del Redentore, fondata nell’aprile del 1749, mentre era a quel tempo presente anche quella sotto il patrocinio della Beata Maria Vergine dei Sette Dolori, esistente dal 3 aprile 1672. L’elegante tempio era stato dotato nel 1728 di un nuovo pulpito ligneo e continuò a ospitare la sepoltura di tutti i defunti almeno fino al 1776, anno in cui fu inaugurato il primo cimitero costruito poco distante dalla parrocchiale. La chiesa fu teatro per diverse volte di intense preghiere e tridui, al fine di scongiurare la tremenda piaga del colera, che per tutto l’Ottocento infuriò in questa zona alle porte di Varese. La chiesa venne prolungata di ben 12 metri tra il 1900 e il 1902, raggiungendo le dimensioni attuali. Il bellissimo sagrato regala notevole suggestività alla vista dei fedeli, poiché la chiesa domina tutta la valle grazie al magnifico panorama che si apre verso il Monte Rosa e tutte le Alpi occidentali. La facciata a capanna presenta due coppie di lesene con capitelli, atte a sostenere la trabeazione, e un portale antico sormontato da una vetrata policroma a lunetta. Sul lato meridionale si erge il campanile a base quadrata, intonacato nel mezzo e rivestito con pietre a vista negli angoli. Il quadrante dell’orologio si trova sul lato meridionale, in corrispondenza della maggior parte del borgo, e anticipa una cella campanaria sormontata da una copertura piramidale con quattro cuspidi agli angoli. La torre ha un concerto di cinque campane, realizzate dalla fonderia Bianchi nel 1951 in sostituzione dei bronzi requisiti durante la Seconda guerra mondiale. La chiesa presenta una semplice pianta rettangolare a navata unica, conclusa dall’abside poligonale. La chiesa è una delle più belle costruzioni dei dintorni, grazie alla presenta di tre altari ben curati e di un gran numero di pregevoli opere qui conservate. Accanto al bellissimo pulpito fu aggiunto successivamente l'organo a canne, protetto da una cassa armonica antica ornata di fregi. L’interno è coperto da un’ampia volta a botte, scandita da lesene corrispondenti alle paraste presenti sulle pareti laterali. Le pareti laterali si aprono specularmente in corrispondenza delle cappelle laterali, delimitate da pregevoli balaustre in marmo. La cappella di destra ospita l’altare con la statua di sant’Antonio di Padova, quella sul fronte opposto la statua lignea seicentesca della Madonna dei sette dolori, inserita in mezzo all’altare di marmo costruito per ospitare il simulacro del Cristo morto. Il presbiterio è sopraelevato di tre gradini rispetto all’aula e spicca per la presenza di un prezioso altare maggiore in marmi policromi, caratterizzato da un tempietto coronato dal simbolo dell’agnello. La volta del presbiterio è decorata a fresco con la raffigurazione del Santissimo Sacramento, mentre la lunetta al centro dell’abside vede come protagonista Dio creatore. L’interno ospita un buon numero di opere d’arte anche a livello pittorico, databili per la maggior parte a un periodo compreso tra la metà dal XVII e la fine del XVIII secolo.

Un ringraziamento a @simonecairo-xo5gs e alla sacrestana Bruna.

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Es läuten die fünf sehr interessanten Glocken der katholischen Pfarrkirche zu Silenen im Urner Reusstal.

Stimmung: c' e' g' a' c''

Giesser:
Roberto Mazzola, Valduggia-Novara, Italien (1,2,4,5)
H. Rüetschi AG, Aarau (3)
Gussjahr: 1922 (1,2,4,5) / 1960 (3)

Aus dem Kirchturm von St. Albin erklingt eine echte Rarität in der Schweizer Glockenlandschaft. Im 18. Jahrhundert liessen sich in Silenen sowie im ganzen Urner Reusstal zahlreiche italienische Familien und Gastarbeiter nieder. So kam es das 1922 die Barocke Pfarrkirche ein neues Geläut von Roberto Mazzola aus Valduggia in der italienischen Provinz Novara erhielt. Der neue Glockenbestand verdrängte ein historisch hochbedeutendes Geläut. Auf Antrag des Silener Kirchenvogts Alois Furrer setzte sich Mazzola gegen Rüetschi durch und bescherte Uri damit ein in Gestaltung und Hängung typisch italienisches Geläut, das für die Deutschschweiz einmalig geblieben ist. Die Glockenformen haben nach italienischer Tradition einen sehr hohen Obersatz und sind reich mit Friesen am Schlagring, Wolm und Hals ornamentiert. Dazu kommen die Reliefs der Heiligfiguren in südländisch üppigen, neubarocken Rahmungen, das Gemeindewappen und schliesslich die Giesser Inschrift in einer Kartusche. Vieles erinnert an die barocken Glocken Peccorinos. Auch die kunstvoll gekröpften Joche aus Gusseisen zeigen, dass hier ein Giesser aus dem lombardischen Raum tätig war. Ironischerweise sprang die mittlere Glocke nach einigen Jahren und wurde 1960 durch einen Neuguss der Aarauer Giesserei Rüetschi ersetzt. Wie es sich gehört wurde das alte Joch übernommen sowie die Glocke selbst in der Tessiner Rippe ausgeführt.

Silenen ist Mutterkirche verschiedener Pfarreien im Urner Reusstal und wird deshalb als eine der drei Landespfarreien bezeichnet. Der Name "Silana" erscheint erstmals in einer Schenkungsurkunde aus dem Jahre 857, mit der König Ludwig dem Priester Berold die Kirchen von Bürglen und Silenen übergab. Die damalige Kirche dürfte aber bereits die zweite an diesem Ort gewesen sein, da eine erste Kapelle im Jahre 853 durch eine Lawine zerstört worden sein soll. Auch die Nachfolgegebäude von 1347 und 1481 blieben nicht erhalten, letztere wurde 1745 durch ein Unwetter zerstört. Die heutige Barockkirche wurde am 20. September 1756 eingeweiht. Ihr Mittelpunkt ist der Hochalter von Johann Jost Ritz, dem berühmten Oberwalliser Künstler.
Von der Landespfarrei Silenen lösten sich dann im Jahre 1439 Wassen und Göschenen und im Jahre 1903 Gurtnellen, Amsteg und Bristen.

Dem Kirchgemeindepräsidenten ein recht herzliches Dankeschön für die Ermöglichung der Aufnahmen!

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